Night In The Ruts il sesto album del gruppo sarà infatti l'ultimo a vedere la formazione classica insieme per molti anni e come è facile intuire è nato tra mille difficoltà. La band è praticamente fuori controllo: troppa droga, troppi soldi, troppe auto veloci e pasticci di ogni tipo, soprattutto a livello personale ed emotivo. I problemi iniziano subito: durante le registrazioni, la casa discografica decide di togliere la produzione del disco allo storico Jack Douglas, passandola a Gary Lyons. Una scelta che si rivelerà in ogni caso più che azzeccata. Successivamente, temendo una scarsa risposta economica dall'album, ha lanciato la band in tour per generare qualche anticipazione. Il lavoro di registrazione fu così interrotto quando Perry aveva completato le sue parti in sole cinque tracce: No Surprize, Chiquita, Cheese Cake, Three Mile Smile e Bone to Bone (Coney Island White Fish Boy). In tour le cose vanno in discesa e il chitarrista saluta il circus senza completare le date, sbattendo la porta. La band si ritrova così con un disco a metà e torna in studio lasciando che le parti mancanti di Perry vengano completate in parte da Tom Hamilton, in parte da quello che sarà il sostituto ufficiale: Jimmy Crespo e il resto da talentuosi session men come Richie Supa e Neil Thompson. I presupposti per un record debole, prettamente professionale, ci sono tutti. E invece... Invece Night In The Ruts (provate a invertire le iniziali della prima e dell'ultima parola) è uno di quei dischi ingiustamente dimenticati dal tempo e fin troppo sottovalutati. Un disco che merita non solo una rispolverata ma una vera e propria rivalutazione: se pensate di trovarvi di fronte a una band stanca, esausta, svogliata e poco ispirata, avete davvero sbagliato indirizzo. Solitamente quando si scrive e si legge di Hard Rock è impossibile non trovarsi di fronte ad aggettivi come caldo, torrido, adrenalinico, elettrico e via figure retoriche. Un lessico abusato, ormai parte integrante dell'immaginario duro eppure così caro e indispensabile quando si tratta di descrivere un disco come questo. Permettetemi quindi di unire questi aggettivi ad altre espressioni tipiche: sporco, sudato e depravato. Questo è Night In The Ruts: il disco di un gruppo di talento stellare, che ha ancora intatta la sua ispirazione e ha portato il suo marchio, un tocco malvagio e vizioso, ai massimi livelli, coinvolgendo anche la sua stessa vita e il suo destino in una corsa maledetta. Night In The Ruts ha tutta quella carica abrasiva e sgarbata che vorremmo sentire in ogni prodotto del genere e che manca tanto oggi agli stessi Aerosmith. Allora godiamoci questo canto del cigno che non ha nulla di malinconico e morde il culo come un segugio infernale.