Questo singolare romanzo narra le avventurose vicende di una famiglia eschimese che vive in quelle estreme regioni artiche dove la terra e mare si confondono in una sterminata superficie di ghiacci, dove il sole si affaccia all’orizzonte per un’unica lunga giornata che dura una stagione, dove in compenso non v’è mai vera notte, dove gli uomini affrontano una natura inospitale seguendo regole e costumi tramandati da secoli. La famiglia di Ernenek e Asiak ci viene presentata nel vivo dei problemi che le sono imposti quotidianamente dalla legge della sopravvivenza; la caccia è l’impegno costante che spetta all’uomo il quale è costretto ad affrontarla con abilità e il coraggio richiesto dalle condizioni ambientali; alla donna spettano compiti non meno gravosi come conciare, raschiare, cucire le pelli e persino masticare il cibo per i figli e per i vecchi. Se le imprese di caccia descritte da Reusch con grande efficacia e ricchezza di immagini ci affascinano, se ci sembra di respirare l’aria carica di ozono delle immense distese glaciali, nella grande notte artica, e l’atmosfera delle tane di ghiaccio riscaldate soltanto dal tepore dei corpi umani, è tuttavia la profonda umanità degli eschimesi che ci commuove e colpisce profondamente.